Ricordando Paul Auster, il geniale scrittore americano

Paul Auster, il geniale scrittore americano, è morto martedì a New York. In suo ricordo, pubblichiamo uno stralcio de “L’invenzione della solitudine”, suo primo memoir del 1982.

La vita e la morte

Un giorno c’è la vita. Un uomo sano, non ancora vecchio, senza trascorsi di malattie. Tutto è come era prima e come sarà sempre. Passa da un giorno all’altro.

Gli arabeschi del caso e le ambigue certezze

Paul Auster, con riluttanza, ha lasciato tutte le sue storie argute, tutte le sue avventure in luoghi esotici e ha cominciato, lentamente e con fatica, a svuotare la sua mente. Adesso il vuoto è tutto ciò che resta: uno spazio, per quanto piccolo, nel quale tutto quello che succede ha modo di succedere. Il vuoto mentale evocato da Paul Auster in questo brano, tratto dalla raccolta Spazi bianchi del 1979 e incluso in Affrontare la musica (2004), equivale alla tabula rasa che precede l’atto del fare artistico.

Quando Auster disse “Io? Sono una patata”

Per fedeltà profonda, non certo per spirito di emulazione, apro questo mio piccolo contributo con un aneddoto umoristico, proprio come Paul Auster ha iniziato il suo monumentale 4321. Il protagonista è proprio Auster, il tema è la traduzione. In occasione di un incontro al quale partecipa anche il suo traduttore giapponese, una persona chiede a Auster se concorda con Goethe, secondo cui tradurre …

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